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Il Musss, non solo un museo

La sfida di curare un museo e un centro di educazione, in un contesto montano come quello di Pennabilli, ha posto all’associazione Chiocciola la casa del nomade una serie di domande fondamentali. 

Cosa significa oggi Museo? Quale il suo senso rispetto al contesto in cui è collocato? Quali strategie si possono attuare per renderlo vivo e a quale scala territoriale?

Domande che appartengono in generale ad un dibattito più ampio a livello nazionale e internazionale che riguarda i centri di produzione culturale e che trova risposta in forme articolate di azione che vanno dalla rigenerazione di spazi e territori abbandonati alla creazione di economie collaborative; dalla proposta di nuovi modelli di apprendimento all’incubazione di progetti imprenditoriali e nuove idee. 

L’Associazione Chiocciola la casa del nomade ha scelto di mettere in pratica un approccio che mette in campo pedagogia e innovazione sociale, strategia culturale e sviluppo locale, agricoltura e scienze ambientali, arte e design, unendo gli ambiti e mettendone in dialogo gli attori

In 5 anni sono numerosi i progetti e le iniziative promosse, che hanno “spostato” il museo al di fuori del suo “contenitore”, per renderlo più flessibile e più vicino al contesto e alle persone. 

Ma soprattutto per facilitare una riflessione sull’ambiente che consentisse di utilizzare gli “oggetti” della natura per tenere sempre vivo un dialogo sulla sostenibilità, intesa come capacità dell’uomo di leggere e comprendere il mondo in modo nuovo, relazionarsi con esso e con la sua diversità, imparando ad assumere punti di vista articolati e di conseguenza, paradigmi e comportamenti adatti rispettosi del potenziale di futuro che appartiene a chi verrà.  

L’educazione come processo territoriale

Attingere alla pedagogia e in generale alle scienze dell’educazione è stato l’approccio metodologico che ha permesso di attuare questa visione. 

Educare significa facilitare la crescita di ognuno, offrendo strumenti per fare esperienza, che si consolidano attraverso il dialogo, grazie al quale si sviluppa la capacità di relazione con l’altro, dove la propria esistenza si misura continuamente con il bene comune. In questo senso la crescita può essere quella di un individuo, ma anche quella di una comunità, di un territorio. Un territorio che cresce perché è capace di dialogare internamente e con l’”altro” è un territorio capace di considerare strategica la sua complessità e grazie a questo saprà aprirsi a nuove visioni e possibilità per il proprio futuro.

Il concetto di complessità ci invita a focalizzare l’attenzione sulle relazioni tra gli oggetti più che sugli oggetti stessi. 

Per questo non conta quanti e quali soggetti co-esistono in un territorio, contano le loro relazioni. 

E in un territorio rurale questo non è scontato. 

La teoria della complessità inoltre, suggerisce che non è sempre possibile prevedere il risultato dell’interazione tra soggetti, dunque non è sempre possibile progettare (e governare) tutto: le relazioni tra le cose, se le sappiamo vedere, aprono a scenari imprevedibili e dunque a nuove opportunità.  Ma agli umani di oggi, l’imprevedibilità spaventa e ciò che spaventa si tende a non volerlo vedere, tantomeno esperire. Abituarsi a considerare l’imprevedibilità come strumento progettuale sarebbe un grande passo non solo per consolidare la nostra capacità di resilienza (tornare alla condizione pre-crisi) ma per tramutarla in “antifragilità”(concetto sviluppato da N.N. Taleb). Antifragile è il sistema capace di trasformarsi a seguito di sollecitazioni, compresi i fattori di stress e disordine (come quello che stiamo vivendo in questo periodo). 

 

Tessere reti

Ecco perché, nella proposta culturale del Musss, le relazioni sono diventate non solo l’oggetto di osservazione (relazione tra elementi della natura, tra scale diverse di spazio e tempo) ma anche vere e proprie pratiche, iniziative di incontro tra soggetti diversi, tra generazioni, tra linguaggi (arte e scienza ad esempio). 

Il Musss si è dunque consolidato nel tempo come nodo di una rete di persone e di realtà, come elemento di connessione tra locale e globale, come mediatore tra discipline, come facilitatore della conoscenza di un territorio, denso di tesori naturali e culturali come quello del Parco, che nella loro diversità possono essere gli strumenti con cui trattare una moltitudine di temi che riguardano la contemporaneità. 

Non si tratta “solo” di valorizzarli, ma di farlo utilizzandoli come strumenti di crescita, individuale e collettiva. 

In 5 anni sono state numerose le persone che si sono avvicinate al Parco grazie al Museo e il lavoro fatto dimostra che i centri di produzione culturale situati nei territori rurali sono strategici in una prospettiva di sviluppo perché aprono a nuove visioni e narrazioni degli stessi, li mettono in collegamento con il mondo, diventano dei punti di contatto per chi si vuole avvicinare al territorio con uno spirito di scoperta e conoscenza degli abitanti, per poi tornare, sentirsi a casa, generando flussi di idee ma soprattutto di nuove persone, che spesso passano una giornata, a volte alcune settimane, a volte invece, rimangono. 

Tutto questo per dimostrare che la cultura può essere uno strumento di lavoro e di sviluppo, perché dietro ad ogni iniziativa culturale ci sono persone che, attraverso il loro lavoro, le loro idee, esprimono la propria identità, la propria sensibilità, la propria estetica, il proprio desiderio di contribuire ad un cambiamento positivo dei luoghi e delle comunità in cui vivono. Attraverso la cultura si possono instaurare relazioni emotive, con i luoghi, con le persone. E senza questo ingrediente ogni progetto di sviluppo e di cambiamento sarà meno efficace. 

E’ evidente nelle iniziative e nelle progettualità più significative di questi anni che la relazione tra luoghi e tra persone è stata il filo conduttore. Nella collaborazione pressoché continuativa con insegnanti, personale e studenti dell’istituto comprensivo P.O. Olivieri di Pennabilli sono state realizzate attività di scoperta e percezione del paesaggio, di relazione intergenerazionale, di conoscenza delle potenzialità e delle criticità del territorio, grazie ad incontri, uscite, passeggiate, costruzione di orti didattici e attività di storytelling. Con progetti di carattere internazionale, come Paesaggi Migranti (realizzato assieme al Festival Artisti in Piazza e alla Pro Loco) numerosi giovani artisti, architetti e designer da tutto il mondo hanno lavorato su nuove narrazioni del paesaggio e sulla capacità dell’uomo di percepirne in cambiamento. Oppure Enteruralship, un progetto finanziato con il programma europeo Erasmus+ , durante il quale giovani da 7 paesi europei hanno lavorato assieme su nuovi possibili modelli di impresa da applicare ai territori rurali. Altre attività a carattere internazionale sono le diverse partecipazioni alle iniziative promosse da Nemo (European Network of Museum Organizations); Icom (International Council of Museums), Museomix. Ad una scala regionale sono importanti le collaborazioni con l’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna e con la Res, la rete dei Centri di Educazione alla Sostenibilità, con la quale si portano nel territorio occasioni per affrontare le sfide del futuro riassunte nell’Agenda 2030 dell’Onu.  Sempre in un’ottica di relazione, sono state numerose le occasioni di lavoro che hanno portato Pennabilli e il Parco ad essere occasione di analisi e osservazione, come i progetti realizzati con le Università del Politecnico di Milano e di San Marino (corso di design) ma anche le collaborazioni con numerosi artisti. Tra tutti citiamo quella avuta con Rachele Maistrello, vincitrice di un importante bando del Museo di Fotografia Contemporanea (Mufoco) che ha portato Pennabilli alla Triennale di Milano – o quella appena avviata con il collettivo di fotografi Synap(see) e il loro curatore Steve Bisson, fondatore di Urbanautica, uno dei principali punti di riferimento sulla fotografia contemporanea a livello internazionale. Con “Habitat, tre giorni di confronto sul tema dell’abitare” da alcuni anni un gruppo di persone provenienti da varie parti d’Italia “abitano” assieme il Parco Begni per riflettere, assieme ad esperti e con il supporto di film e dibattiti, la propria responsabilità di essere cittadini. 

Nel contesto locale sono continuative le collaborazioni con il Festival Artisti in Piazza, con la Pro Loco di Pennabilli, con l’Associazione Mostra dell’Antiquariato, con l’Associazione Tonino Guerra, l’Associazione Dla de foss, con i Musei (con i quali il Musss realizza ogni anno la Notte Europea dei Musei) e con l’Orto Amico Casa Fanchi (con il quale da alcuni anni condivide un piccolo orto didattico e uno spazio di socialità).  

Ma è soprattutto con il Parco Sasso Simone e Simoncello che la relazione è densa e costruttiva. Non solo perché il museo è espressione del Parco ma anche perché le guide ambientali del Musss accompagnano scuole, insegnanti, bambini, famiglie ed escursionisti a conoscerne gli angoli meno noti e dal 2019 l’associazione Chiocciola la casa del nomade, oltre al Museo, cura il programma escursionistico e la comunicazione social del Parco. Attività pensate come occasione di co-progettazione e networking tra le realtà commerciali, turistiche, culturali e le comunità del Parco, anche grazie alle tante guide ambientali che si stanno mettendo in gioco in questa proposta.  

Il Musss è pronto ad affrontare i mesi che verranno con la stessa determinazione di sempre, 

e lo farà sempre con la volontà di accogliere persone, ma soprattutto facilitando idee e progettualità. Per cui fatevi avanti! Il Musss è anche vostro!

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